martedì 20 luglio 2010

I 5 principi della comunicazione efficace

1) Per comunicare in modo efficace con il tuo interlocutore devi capire, innanzitutto, la sua “mappa del mondo”. Non dimenticarti che ogni uomo è diverso dall’altro e che ciascuno guarda il mondo attraverso “piccole finestre” o “vetri colorati”. Ognuno ha un modo particolare di vedere le situazioni, a seconda dell’esperienza e dell’educazione ricevuta. Queste finestre che, in Programmazione Neurolinguistica, si chiamano “mappe” offrono delle sensazioni che cambiano da persona a persona, poiché ciascuno ha il proprio “vissuto” o passato psicologico. Per questo, se desideri relazionarti con più efficacia devi imparare ad incontrare il tuo capo o i tuoi colleghi nella loro mappa del mondo e, successivamente, condurli verso la tua. Non esistono, ovviamente, mappe giuste o sbagliate; solo punti di osservazione differenti. Per entrare in sintonia con i tuoi superiori, colleghi o clienti, occorre che tu sia disposto ad allentare le tue difese, abbandonare per un attimo le tue certezze, i tuoi punti di vista.

Grande Spirito, aiutami a non giudicare un altro essere umano, se prima non ho camminato nei suoi mocassini per due settimane.

Antico detto Siux

2) La comunicazione umana non è mai statistica ma sempre dinamica. Possiamo paragonare la comunicazione al mare. Così come il mare può essere calmo o mosso, ma sempre in movimento a causa del vento e delle onde; anche la comunicazione è sempre dinamica, mai uguale perché ogni essere umano è diverso dall’altro. A questo proposito, il filosofo Eraclito disse: «Non ti bagnerai mai due volte nella stessa acqua di un fiume», perché tutto cambia continuamente: la stessa persona, in due momenti differenti, non è più la stessa; la stessa cosa, in due momenti diversi, non è più identica.

Colui che si affida a certezze, finisce per cadere nel dubbio, mentre colui che accetta di partire dal dubbio, finisce per raggiungere certezze.

Francis Bacon (1909-1992), pittore irlandese

3) Quante più scelte avrai e tanto più successo otterrai nella comunicazione. Questo è un altro principio chiave della Programmazione Neurolinguistica, il quale ci suggerisce che, in una data situazione, chi ha il maggior numero di risposte comportamentali possibili possiede un maggior controllo della situazione. Purtroppo, gli esseri umani hanno una tendenza per lo più perversa. Se fanno qualcosa, e quel qualcosa non funziona, di solito continuano a farlo più intensamente, più ostinatamente, più a lungo o più spesso. Che cosa facciamo, ad esempio, quando qualcuno non capisce qualcosa? Che di solito ripetiamo per filo e per segno lo stesso pensiero alzando magari il volume della nostra voce per farci sentire meglio, invece di esprimere il nostro concetto in modo diverso. Tuttavia, così facendo abbiamo la probabilità che nove volte su dieci il nostro interlocutore continuerà a non capire ciò che intendevamo esprimere. Se la tua comunicazione o il tuo modo di rapportarti non sortisce i risultati sperati è giunto il momento di cambiare la tua strategia. Se, infatti, sai che una certa cosa non funziona, ne segue che qualsiasi altra cosa ha maggiori probabilità di riuscita che insistere con la stessa cosa.


Se avete una sola alternativa per fare bene qual cosa, non avete grande possibilità di scelta. Se avete, invece, due alternative, siete di fronte ad un dilemma. Se, al contrario, avete almeno tre possibilità allora entrerete nel Regno della Scelta.

Richard Bandler (1950), co-fondatore della Programmazione Neurolinguistica

4) Non si può non comunicare. Si tratta di un principio molto semplice, quasi ovvio; ma, proprio per questa sua ovvietà, dimentichiamo che comunichiamo sempre e ovunque anche senza volerlo. Certe volte, siamo convinti, erroneamente, che il non aver detto qualcosa significhi non aver lasciato trapelare in altri modi il nostro pensiero; invece, quando scegliamo di non comunicare, paradossalmente facciamo solo una delle possibili scelte di comunicazione: comunichiamo che non vogliamo comunicare.

Anche quando una persona, ad esempio, non risponde a una lettera o a un’e-mail, comunica qualcosa? Certamente! Questo suo “non comunicare”, comunica scortesia, pigrizia, indolenza, troppo impegno, ecc.

Dunque, l’assenza è paradossalmente impossibile nel mondo della comunicazione. Non si può sfuggire. Anche se desideri disimpegnarti, in qualche modo sei sempre impegnato in questo settore. Per questo motivo, dal momento che è impossibile non comunicare, è fondamentale, per la tua stessa sopravvivenza, che tu sappia comunicare bene, con disinvoltura e sicurezza.

Perché non è possibile non comunicare?

Perché il comportamento non ha un suo opposto.

Perché non esiste qualcosa che sia non comportamento.

Dunque: il comportamento ha valore di messaggio ed è quindi comunicazione.

Paul Watzlawick (1921-2007), è stato uno psicologo austriaco naturalizzato statunitense, primo esponente della Scuola statunitense di Palo Alto.

5) La comunicazione non è solo contenuto ma anche relazione. Prova a ricordare a una discussione che hai recentemente avuto, che cosa ti ha colpito in modo particolare? Il contenuto, espresso dai verbi con i loro tempi e gli aggettivi che hanno evidenziato il discorso? Oppure ti ha impressionato maggiormente la voce del tuo interlocutore espressa attraverso il volume, la velocità piuttosto che il ritmo accelerato o lento? E se invece non sono state tanto le parole o la voce a rimanerti impresse, che cosa è stato? È stato forse l’espressione del suo viso, o il suo sguardo o ancora il suo modo di atteggiarsi?

Quando entriamo in relazione con un’altra persona utilizziamo le parole che servono per esprimere ciò che abbiamo dentro (pensieri, idee, perplessità, ...). Ma le parole non sono mai isolate; esse vengono pronunciate tramite la nostra voce (tono, timbro, volume, velocità, …) e accompagnate dai movimenti del nostro corpo (postura, gesti, espressioni facciali, sguardo, …).

In pratica la comunicazione umana avviene su tre livelli: a livello verbale (parole), paraverbale (voce) e non verbale (corpo).

Tutte le comunicazioni comprendono sia un messaggio di contenuto (ciò che viene detto) che un messaggio di relazione (come viene detto il contenuto). Talvolta è proprio il messaggio di relazione che prende il sopravvento su quello del contenuto, lo incornicia, gli dà il vero senso, lo classifica, a tal punto che non è tanto importante l’oggetto su cui gli interlocutori si esprimono quanto come si pongono in relazione fra loro attraverso la comunicazione.

Prova a pensarci: non sono tanto i singoli contenuti che ti urtano, ma piuttosto come ti vengono presentati. Ricordati che la differenza che fa la differenza in fatto di qualità nella comunicazione è il tuo modo di dire le cose.

Apri la bocca soltanto quando sei sicuro che quanto stai per dire è migliore del silenzio. (Proverbio arabo)

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